Vanessa Barragão: sostenere il mondo naturale attraverso l’upcycling

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L'artista portoghese Vanessa Barragão trasforma le tecniche artigianali tradizionali come l'uncinetto, il ricamo, l'infeltrimento e il tufting in oggetti tessili unici. I suoi tappeti, le sue installazioni e i suoi arazzi sono tutti realizzati con lana riciclata che si procura presso alcune fabbriche con le quali collabora a Porto. Barragão ha iniziato a creare le sue opere tattili mentre terminava un master in moda a Lisbona. Tornata a vivere ad Albufeira, località dove è cresciuta sulla costa meridionale del Portogallo, mira ad attirare l'attenzione del pubblico sulla distruzione dell'ambiente. Le sue composite lavorazioni si rifanno a paesaggi naturali, dalle barriere coralline alla superficie della luna. I suoi processi e materiali eco-sostenibili dimostrano anche come l'artigianato tradizionale può accompagnarsi alla creatività contemporanea.

La creatività fa parte del tuo background familiare?

La mia famiglia è molto artigianale. Mio nonno, il padre di mia madre, si dilettava a lavorare con il legno, e così anche mio padre quando era più giovane. Mia nonna lavorava all'uncinetto, e da ragazzina lo facevo spesso, e mi piaceva molto. Inizialmente volevo diventare stilista di moda, così sono andata a Lisbona per studiare e poi ho fatto un master. Tuttavia, ho capito che la moda non era un ambiente in cui mi sentivo a mio agio, e non volevo passarci il resto della vita. Ho deciso invece di concentrarmi sui tessuti. Mi piace il lato artigianale, il mestiere. Per il mio progetto di diploma ho pensato di creare un arazzo da parete, ed è così che ho cominciato. Pubblicavo tutto su Instagram. Quando ho finito quell'arazzo, qualcuno è venuto da me e mi ha detto: “Vorrei comprare il tuo pezzo”. È stato molto motivante, così ho deciso di cercare un posto dove poter sviluppare più facilmente i miei arazzi. Ho scoperto la tecnica del tufting, che ora è molto di moda. Ho deciso di trasferirmi a Porto, dove per quattro anni ho lavorato come designer di tessuti in una fabbrica tessile. Nel 2020 sono tornata al sud, perché stavo iniziando a ricevere molte commissioni.

Cosa le piace del rappresentare la natura e come ha sviluppato questa sua vena creativa?

La mia principale fonte d’ispirazione è proprio il mondo naturale. Mi è sempre piaciuto viaggiare in posti dove posso essere circondata dalla natura. Quando io e mia sorella eravamo più giovani andavamo in posti caldi come i Caraibi e il Brasile. La prima volta che siamo andate a vedere le barriere coralline in Giamaica, sono andata nel panico. Amo il corallo e la vita marina, sono tra le cose più incredibili che abbia mai visto. Allo stesso tempo, ci lanciano un messaggio: il degrado dell'ambiente. Il primo pezzo che ho creato era tutto bianco con solo alcune parti colorate, proprio per rappresentare quello che sta succedendo.

Lei pianifica la composizione dei colori e delle forme, o è un processo più istintivo?

Da quando siamo in sei a lavorare nello studio devo necessariamente fare un disegno, per permettere a tutti di seguirlo. Ma quando creo da sola non mi piace attenermi a uno schema, e preferisco usare solo pochi colori.

Impiega il tufting per tutti i suoi lavori, o usa anche altre tecniche?

Qui nel mio atelier lavoriamo con la tecnica dell’uncinetto. Poi ci sono altri prodotti non tuftati che vengono fatti in fabbrica, che noi poi scolpiamo. Non abbiamo infatti la struttura o le pistole per il tufting, così mi spediscono i materiali semilavorati e io eseguo i processi finali qui.

Dove si procura le materie prime?

Lavorando in fabbrica mi sono resa conto della quantità di tessuti di scarto che vengono prodotti. Ora uso solo materiali riciclati e scartati. È un bene per me e per loro. Penso che dobbiamo cambiare la nostra prospettiva. Dobbiamo cercare modi per mettere in pratica quello che abbiamo in mente. È importante rendersi conto di cosa sprechiamo e trovare modi per lavorare con materiali diversi. Il riciclaggio si avvicina molto al messaggio sull'inquinamento e il riscaldamento globale.

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